A meno di duecento metri dalla Balduina, da cui lo divide praticamente solo una “striscia” di parco del Pineto, nella zona di Valle Aurelia, sorge un piccolo e caratteristico borgo che ha, però, una lunga storia: è il “borghetto delle fornaci”, così chiamato per la presenza nella zona, dato il terreno argilloso, di molte fornaci per laterizi da costruzione. Le primissime fornaci risalirebbero addirittura al I secolo dopo Cristo, e persino Teodorico e Belisario se ne servirono per i restauri alle mura Aureliane-Onoriane. Nel Medioevo, l’attività delle fornaci subì un leggero calo, ma esse ripresero poi a lavorare a pieno ritmo durante il Rinascimento con la costruzione della Basilica di San Pietro. Altre fornaci si svilupparono poi nei pressi dell’attuale Chiesa di Santa Maria delle Fornaci e verso Trastevere, ma, all’inizio del Novecento, la maggior parte di esse sorgeva proprio nella zona di Valle Aurelia, dove ne erano presenti ben diciotto, e dove, accanto ad esse, iniziarono ad essere costruite, lungo via di Valle Aurelia, le casette dei fornaciari, in genere di soli uno o due piani, e, nel 1917, la chiesa di Santa Maria della Provvidenza.
Nella zona iniziarono a diffondersi presto le ideologie comuniste, socialiste ed anarchiche, al punto che vi fu costruita una Casa del Popolo ancora esistente (anche se non più attiva come tale), e persino Lenin la definì “Piccola Russia”, in quanto modello di vita comune tra padroni ed operai. Moltissimi erano anche gli “Arditi del Popolo”, che combattevano contro le Camice Nere fasciste negli anni Venti, e si confrontavano con i padroni delle fornaci Vaselli, Bonomi, Bellagamba e Veschi. Nel 1920 fu istituito il Vicolo dei Fornaciari, una traversa di via di Valle Aurelia, e nel 1939 vennero dati i nomi ad altre strade, che furono chiamate come i principali prodotti delle fornaci, ossia via dei Laterizi, via dei Mattoni, via degli Embrici e via delle Ceramiche, a cui, nel 1949, si aggiunse il Vicolo delle Campigiane.
Durante il fascismo, rimasero ben saldi tra i fornaciari gli ideali antifascisti, e alcuni di loro persero la vita proprio per tali ideali, come Vittorio Mallozzi e Romolo Jacopini, uccisi a Forte Bravetta, o Andrea Casadei ed Alberto Cozzi, che perirono nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Sebbene si pensi che l’appellativo di “Valle dell’Inferno” con cui è anche conosciuta Valle Aurelia sia legato proprio al fumo delle fornaci, in realtà esso deriverebbe dalla battaglia assai sanguinosa in cui qui, nel 1527, i Lanzichenecchi sconfissero le truppe pontificie. Le fornaci rimasero attive fino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, e, ad oggi, sono rimasti solo i resti delle fornaci Pomilia e Veschi.
Con la loro chiusura, il borghetto iniziò gradualmente a spopolarsi, e quando, nel 1976, il Comune di Roma intraprese il risanamento delle borgate, vi inserì anche il borghetto dei fornaciari, di cui, nel 1981, si decise la demolizione, mentre gli sfollati sarebbero stati alloggiati negli edifici popolari che si stavano costruendo in viale di Valle Aurelia. La demolizione del borghetto fu però decisa senza interpellare i diretti interessati, e, grazie alla protesta dei comitati di quartiere e dell’associazione “Italia Nostra”, furono risparmiate le costruzioni poste lungo la strada, quelle sulla collinetta, la vecchia osteria e la chiesetta. All’inizio degli anni Duemila, il borghetto è stato interessato da un’opera di rifacimento, e attualmente è prevista la riqualificazione della zona con la costruzione del centro commerciale Aura e il recupero della fornace Veschi.