La “Pineto United“, squadra di calcio popolare di Roma Nord-Ovest, è un’importante realtà per questo quadrante della città e, soprattutto, un positivo esempio di integrazione, essendo composta principalmente da richiedenti asilo che, in poco tempo, sono diventati un pò gli idoli della zona, che contribuiscono loro stessi a valorizzare, ad esempio recuperando il campetto abbandonato di Valle Aurelia, a un centinaio di metri dal pianoro di Proba Petronia, nel Parco del Pineto, di cui hanno falciato l’erba e che adesso utilizzano per i loro allenamenti. Certamente, però, l’attuale clima politico e sociale non gioca a loro favore, trattandosi per lo più di migranti: negli ultimi mesi, infatti, molti di loro hanno dovuto lasciare il nostro Paese, non vedendosi concesso o rinnovato il permesso di soggiorno, con le norme assai più restrittive introdotte in materia dal “decreto Salvini“, e fra questi anche uno dei loro giocatori migliori.
In questi giorni, poi, si è temuto che, su questa bella realtà, si andasse a scrivere per sempre la parola “fine”: ha chiuso infatti venerdì primo marzo il Cas (Centro di accoglienza straordinaria) Gelsomino, un ex hotel in largo Perassi, all’Aurelio, che ospita 165 migranti, fra cui, appunto, molti dei giocatori della Pineto United. La chiusura del centro, in realtà, non dipenderebbe da scelte di carattere politico, ma semplicemente da problemi economici della cooperativa che lo gestisce, la “Sinergy”. La Prefettura aveva quindi organizzato un piano di ricollocazione degli ospiti del centro, di cui quasi 140 andranno in altre strutture tra Roma e provincia, e, inizialmente, si era temuto che anche i giovani atleti della squadra locale finissero lontano dal quartiere, e fossero costretti a interrompere il loro percorso agonistico, non potendo più recarsi agli allenamenti.
Nel pomeriggio di mercoledì molti abitanti della zona hanno pertanto tenuto un sit in davanti al “Gelsomino“, per mostrare vicinanza ai ragazzi e chiedere che non venisse scardinato il positivo modello di integrazione della “Pineto United”, quindi che i suoi giocatori potessero rimanere da queste parti. Venerdì è però arrivata la buona notizia: i migranti che giocano nella squadra, infatti, saranno dislocati non lontano, e, precisamente, al centro di accoglienza ENEA, su via Boccea. La Pineto United è allenata da Pietro Lucari, Betta Guarino e Mamadou Diop, fa capo al collettivo artistico “Pinacci Nostri”, che intende valorizzare la zona della Pineta Sacchetti, e gareggia nella serie C del campionato AICS del “Trofeo del Petrolio“, ma, pur avendo poco più di un anno di vita, già mira alla promozione in una serie superiore. Sulla sua pagina Facebook, venerdì, la squadra ha annunciato: “Dopo una settimana a dir poco burrascosa, questo sabato 2 marzo si scende nuovamente in campo contro la terza in classifica NHF, che ci precede di 4 punti. Abbiamo un solo risultato utile, la vittoria, per portarci a -1 dalla zona promozione”.
In un altro post, ci si stringeva “agli operatori della Cooperativa Sinergy che vedono fortemente a rischio il proprio posto di lavoro”, mentre, in precedenza, si sottolineava: “Nel momento più complicato abbiamo potuto toccare con mano quanto il quartiere fosse coeso intorno alla squadra”. Veniva inoltre “aperta una riflessione di carattere generale e politico sul tema della gestione dei migranti nel nostro Paese. Persone trattate come pacchi che arrivano da situazioni di povertà, sofferenza e da scenari di guerra meriterebbero un trattamento diverso… E’ per questo motivo“, si concludeva, “che oggi siamo molto felici che Pineto United sia salva: perché siamo convinti che questo modello locale di inclusione sociale possa rappresentare un baluardo di resistenza e un esempio per tutti per ragionare costruttivamente sul tema e ripensare un Paese migliore”.