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Desirée Mariottini, una morte tragica sfruttata a fini politici

La vicenda della sedicenne trovata senza vita in un palazzo abbandonato a San Lorenzo dopo essere stata drogata e violentata da alcuni immigrati irregolari è stata cavalcata dalla destra per legittimare tesi sostanzialmente xenofobe, ma quando gli autori dei crimini sono italiani si tende a tacere sugli stessi.

Desirée Mariottini, una morte tragica sfruttata a fini politici 31 Ottobre 2018Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Si è discusso molto, negli ultimi giorni, di un drammatico caso di cronaca nera, che è finito purtroppo per essere anche strumentalizzato a scopi politici. Si tratta della vicenda di Desirée Mariottini, una ragazza di sedici anni trovata senza vita, lo scorso 19 ottobre, in un edificio abbandonato a via dei Lucani, nel quartiere romano di San Lorenzo, dopo essere stata drogata e violentata da alcuni immigrati irregolari. Secondo l’ordinanza con cui il gip ha disposto l’arresto per i primi tre fermati, questi avrebbero indotto la giovane, in crisi d’astinenza, ad assumere alcune sostanze “facendole credere che si trattasse solo di metadone”, ma in realtà era un mix di tranquillanti e pasticche che avrebbero causato la perdita “della sua capacità di reazione“, permettendo loro di abusare della ragazza. Un testimone avrebbe riferito di aver visto circa sette-otto persone attorno a Desirée prima che questa morisse, che le avrebbero dato acqua zucchero per farla riprendere, ma non avrebbero chiamato i soccorsi, non si sa se per paura o in quanto minacciati. Alcuni di loro potrebbero quindi essere accusati di omissione di soccorso o di favoreggiamento. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, pochi giorni dopo l’accaduto, si è recato davanti all’edificio abbandonato a San Lorenzo dove è stata trovata morta la ragazza, dove è stato contestato ma anche applaudito, e non ha rinunciato ad un suo classico slogan, dicendo: “Da ministro mi impegno a fare pulizia e a tornare con la ruspa.

Salvini si è inoltre rivolto ai contestatori definendoli “fenomeni che difendono i delinquenti”, e ha poi dichiarato: “Ci sono trenta ragazzotti dei centri sociali che preferiscono gli spacciatori ai cittadini, sono affari loro”. Nel quartiere di San Lorenzo, dove si è consumata la violenza e dove da anni i residenti si lamentano del degrado e dello spaccio di droga, si sono tenute poi due manifestazioni contrapposte in memoria della giovane, una del movimento di estrema destra Forza Nuova, i cui militanti hanno sfilato fino a Piazza Maggiore, e una dell’Anpi a Piazza dell’Immacolata. Soprattutto a destra, però, questo atroce delitto è stato piuttosto strumentalizzato per il fatto che i suoi autori erano degli immigrati clandestini, e, quindi, per avvalorare idee, tesi e politiche sostanzialmente xenofobe, come quella per la quale gli extracomunitari sarebbero più propensi a compiere questi crimini, quando invece, per esempio, il 61 per cento degli stupri sono commessi da italiani, mentre più del 70 per cento dei femminicidi sono compiuti da stranieri.

Tali idee, in questi ultimi giorni, si sono diffuse soprattutto sui social, dove lo sdegno e l’orrore per questa morte atroce si è, appunto, accompagnato spesso da considerazioni sulla nazionalità degli stupratori, ma è grave che anche Salvini, che, oltre che leader della Lega, è ministro dell’Interno, si sia lasciato andare a speculazioni di questo tipo e mostri un interesse decisamente maggiore per questi fatti di cronaca nera se gli autori sono stranieri, mentre quando sono italiani lascia sostanzialmente passare sotto silenzio tali avvenimenti. E’ chiaro, dunque, che a quanti danno un peso così diverso a questi orribili crimini a seconda della provenienza etnica di quanti li commettono, in realtà, importa poco o nulla delle vittime, e vogliono invece approfittare dell’ondata di sdegno che tali fatti suscitano nell’opinione pubblica per indirizzare quest’ultima verso di loro, verso le loro idee e verso le azioni che promettono di intraprendere, che, in realtà, non puntano tanto a punire i colpevoli e a cercare di impedire che questi avvenimenti si ripetano, ma semplicemente, come, ad esempio, con il decreto Salvini, a vessare un’intera categoria di persone, quella degli immigrati, considerati, a torto, come fonte di ogni male, e a perpetrare il loro consenso, e quindi a governare, con la paura.

E’ vero, semmai, che nelle nostre città vi sono luoghi lasciati al degrado più completo, degrado che, a volte, può arrivare a coinvolgere interi quartieri e che comporta il prosperare della criminalità e dell’illegalità in tutte le sue forme, come lo spaccio di droga o la prostituzione, e dove la stessa vita umana sembra valere di meno, e quindi delitti efferati come quello di cui è stata vittima Desirée possono trovare terreno più fertile, ma certamente la risposta dello Stato non può esaurirsi in slogan “ad effetto” come il celebre “ruspa” pronunciato, anche in quest’occasione, dal leader leghista, ma dovrebbe cercare di essere una risposta completa, che punti al recupero di tali luoghi e anche di quanti vi vivono, se non si sono macchiati di reati gravi e proprio per evitare che lo facciano. Lo sgombero degli edifici occupati, come quello dove si è consumata questa violenza, sono una soluzione assai parziale, se non ci si pone pure il problema di dove andranno a stare gli occupanti, che spesso sono semplicemente persone che non hanno un posto dove vivere, ma non per questo criminali.

Anche la reazione della sindaca di Roma Virginia Raggi è stata un pò ambigua, se vogliamo, perché, se da una parte ha detto che “non servono ronde“, dall’altra ha annunciato una misura senza senso come il divieto, nel quartiere di San Lorenzo, del consumo di alcolici in strada dopo le 21, come se ci potesse essere una relazione tra tale consumo e la criminalità organizzata, o il compiere particolari delitti. Una maggiore presenza delle forze dell’ordine, pure annunciata dalla sindaca, può certamente contribuire a ridurre certi fenomeni, a condizione, però, che non ci si limiti ad agire solamente in un’ottica repressiva. Un discorso a parte andrebbe poi fatto riguardo alla droga, di cui sembra che Desirée, a soli sedici anni, facesse uso, e per la quale sarebbe entrata nell’edificio abbandonato dove poi ha trovato la morte. L’uso e l’abuso di droghe anche pesanti sembra essere, infatti, purtroppo ancora molto presente nella nostra società, anche fra i giovanissimi, ma, pure in questo caso, si dovrebbe agire non solo colpendo duramente il traffico e lo spaccio delle stesse, ma soprattutto cercando di fare in modo che i ragazzi siano il meno possibile attratti da queste, magari fornendo loro modelli di vita e valori alternativi, ma l’intera classe politica attuale sembra incapace ad adempiere a tale compito.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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