Si sono svolte domenica le elezioni regionali in Sicilia e quelle municipali nel decimo municipio di Roma, che comprende Ostia ed Acilia, e, in entrambi i casi, per il centrosinistra si è trattato di una vera e propria debacle: il candidato del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana Fabrizio Micari ha ottenuto, infatti, solo il 18,7% dei consensi, e anche Claudio Fava, sostenuto da Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, si è fermato al 6,1%, mentre ancora peggiore è stato, per i democratici, il risultato nel municipio romano, dove il loro candidato Athos De Luca ha guadagnato solo il 13,62 dei voti, anche se qui vi è il discreto risultato dell’ex viceparroco Franco De Donno, che è arrivato all’8,61% con la sua lista “Laboratorio Civico X”, sostenuta anche da Sinistra Italiana e Mdp. In Sicilia, invece, il candidato del centrodestra Nello Musumeci, con il 39,8 % dei voti, si è conquistato la poltrona di governatore, ma un buon risultato lo ha ottenuto anche il candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri, che ha conquistato il 34,7% dei consensi. Il dato più sorprendente (per quanto in parte previsto da alcuni sondaggi) e, per molti versi, anche allarmante, è però l’exploit della formazione di estrema destra Casa Pound nel decimo municipio romano, dove il suo candidato Luca Marsella ha preso il 9,08% dei voti: si tratta, infatti, di un partito sostanzialmente neofascista, i cui membri, a volte, si sono resi responsabili di episodi di violenza (anche lì ad Ostia), ma il cui consenso, generalmente, è attestato intorno allo “zero virgola”, e anche in quel municipio, alle precedenti elezioni municipali, non aveva superato l’1,85%.
I voti conquistati da tale partito potrebbero essere dunque determinanti nel ballottaggio che si svolgerà domenica 19 fra la candidata del Movimento 5 Stelle Giuliana Di Pillo, che ha ottenuto il 30,21% dei consensi, e quella del centrodestra Monica Picca, fermatasi al 26,68%. Appare chiaro, dunque, come in questa piccola “tornata” elettorale abbia prevalso, in Sicilia e soprattutto ad Ostia, il malcontento degli elettori, che nel municipio romano si è espresso anche con un forte astensionismo, dato che, anche a causa della pioggia, ha votato solo il 36,15% degli aventi diritto, ma soprattutto con lo scegliere partiti e forze anche spiccatamente estremiste e neofasciste, come appunto Casa Pound, o più “populiste”, come il Movimento 5 Stelle, anche se quest’ultimo, ora, è considerato meno “antisistema” di una volta, avendo comunque conquistato alcune “poltrone”, compreso il Campidoglio (e infatti a Ostia è rimasto comunque lontano dal clamoroso 46% raggiunto alle elezioni comunali). Più che addossare agli elettori la responsabilità delle loro scelte a volte “incaute”, però, gli altri partiti dovrebbero cogliere certi campanelli d’allarme e iniziare a fare una seria autocritica su come loro stessi hanno governato negli ultimi anni, sia a livello nazionale che a livello locale.
La crisi economica, dalla quale il nostro paese ancora non è uscito del tutto, ha infatti certamente aumentato le diseguaglianze, finendo per colpire maggiormente i ceti popolari, che si sono sentiti ancora più trascurati da una classe politica che appare troppo spesso impegnata a dibattere su stessa e sembra, invece, quasi del tutto disconnessa dalla vita reale e dai problemi delle classi più disagiate. Gli scandali giudiziari che vedono spesso coinvolti esponenti politici contribuiscono, certamente, anch’essi alla cosiddetta “antipolitica”, ossia al rifiuto nei confronti della politica, perlomeno nelle sue forme tradizionali, ed il caso di Ostia è emblematico in tal senso, poiché, in quel municipio (che conta 231 mila abitanti, come una città), l’ex presidente, Andrea Tassone del Pd, era stato indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale, e perciò si dimise (prima di venire in seguito arrestato), e il municipio fu quindi sciolto e “commissariato”. Sembra addirittura che domenica alcuni esponenti del clan mafioso Spada siano stati visti stazionare davanti ad alcuni seggi, mentre uno degli appartenenti a tale famiglia, Roberto Spada (incensurato), pochi giorni prima aveva fatto su Facebook un “endorsement” nei confronti di Casa Pound.
I partiti, sia di centrodestra che di centrosinistra, dovrebbero invece fare molta attenzione al “personale politico” da cui sono formati e che intendono candidare, che dovrebbe praticamente essere al di sopra di ogni sospetto, o quantomeno non coinvolto in vicende giudiziarie, tantomeno di una certa gravità, e dovrebbero evitare di esprimere atteggiamenti xenofobi o addirittura violenti, ma, al contempo, dovrebbero “sporcarsi le mani”, ma in senso positivo, con i problemi e i drammi di quanti sono senza lavoro o senza casa, o magari vivono in quartieri periferici e popolari (come in parte sono quelli del decimo municipio di Roma). Chi si dedica alla politica dovrebbe inoltre farlo con spirito di servizio, con l’intento di realizzare qualcosa di positivo per la propria comunità, e non solamente con il desiderio di andare ad occupare una determinata carica e di ottenere i benefici, economici e non, che ne derivano, anche se un discorso del genere, oggi, può apparire quasi utopico.