Il neo-presidente della Camera Roberto Fico, eletto a terza carica dello Stato sabato scorso, si è subito distinto per alcuni gesti con i quali ha voluto tener fede alle idee del suo partito, il Movimento 5 Stelle, in materia di taglio ai costi della politica. Fico, infatti, ha rinunciato all’indennità di oltre 4.600 euro al mese che gli sarebbe spettata come presidente della Camera, perché, ha spiegato, “l’epoca dei privilegi è finita, dobbiamo tagliare i costi della politica e razionalizzare i costi della Camera dei deputati”. Appena eletto, inoltre, è andato a piedi da Montecitorio al Quirinale, mentre lunedì ha raggiunto la Camera in autobus, dopo essere arrivato da Napoli con il “Frecciarossa”. Già quando era presidente della Commissione di Vigilanza della Rai l’attuale presidente della Camera aveva rinunciato all’auto blu, e sembra che ora voglia continuare ad usufruire dei mezzi pubblici per i suoi spostamenti, sempre se le esigenze di protocollo e di sicurezza lo permetteranno, visto che egli era comunque seguito da alcuni uomini della scorta. La foto che lo ha “immortalato” sull’autobus ha suscitato però anche molte polemiche, poiché egli è stato innanzi tutto accusato di aver ostentato tale scelta, ma il fotografo che l’ha scattata ha smentito l’ipotesi che i due fossero d’accordo.
La deputata del Pd Alessia Morani, invece, ha fatto qualche calcolo consultando il sito tirendiconto.it., che riporta le restituzioni di parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, e ha quindi attaccato Fico dicendo: “Se non ha cambiato abitudini e ha continuato a venire a Montecitorio con l’autobus, in questi cinque anni come ha fatto a spendere 15.180,60 euro di taxi e solo 314 di bus e metro? Ci potrebbe spiegare? Grazie”. Quello della riduzione dei costi della politica è un tema assai caro al Movimento 5 Stelle, che ne aveva fatto una sorta di “crociata” conto la “casta” dei politici, ma, in realtà, anche altri esponenti di vari schieramenti avevano intuito quanto i cittadini fossero sensibili a tale argomento ed erano quindi “corsi ai ripari” mettendo in atto alcuni “tagli” ai propri emolumenti, basti pensare che i presidenti di Camera e Senato della scorsa legislatura, Laura Boldrini e Pietro Grasso, appena insediati, si erano ridotti lo stipendio rispettivamente del trenta e del cinquanta per cento e avevano rinunciato anche all’alloggio di servizio e ad altri “benefit”. La maggior parte dei parlamentari sono poi vincolati a versare una quota del loro stipendio al partito, e, nel caso degli eletti di Sinistra Italiana, questa arrivava addirittura al 70 per cento dell’indennità, che, oltre che al partito, andava anche ad un progetto di mutualismo.
La rinuncia all’indennità da presidente della Camera operata da Fico non costituisce, quindi, certamente una novità, e anche l’aver viaggiato sull’autobus lo è solo in parte, perché già altri uomini politici avevano talvolta preferito altri mezzi all’auto blu, basti pensare, ad esempio, all’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che girava spesso in bici. In molti hanno accusato Fico di fare, con questi suoi gesti, del populismo e della demagogia, ma tali accuse sono in parte esagerate, perché egli, alla fine, non ha fatto, nulla di così straordinario, nulla che non sia in qualche modo già stato fatto da altri esponenti politici, e, semmai, ha solo cercato di darne un certo risalto mediatico. In altri paesi europei, del resto, non è così raro vedere membri del governo, e talvolta persino primi ministri, prendere i mezzi. E’ vero che non è da tali azioni, o comunque non solo da esse, che si può valutare l’operato complessivo di un uomo politico, che dipende principalmente da altri fattori, tuttavia queste gesta possono se non altro contribuire ad accorciare quella distanza che intercorre fra la classe politica e i comuni cittadini, che viene ancora percepita come notevole, e per la quale i secondi ancora tendono a riferirsi alla prima con il termine dispregiativo di “casta”.
Certamente è giusto che chi svolge funzioni così impegnative e di così grande prestigio percepisca anche uno stipendio adeguato e, eventualmente, goda di altri privilegi, se questi sono necessari per l’adempimento di tali funzioni, tuttavia gli stipendi di cui beneficiano i parlamentari finiscono spesso per apparire sproporzionati, superando, tra indennità, diaria e rimborsi, i diecimila euro al mese, e ciò, in genere, non fa che acuire il divario fra questi e i comuni cittadini, soprattutto se alcuni privilegi, come quello dell’auto blu, a volte non sembrano giustificati da esigenze di sicurezza né di altro tipo. Ben venga, dunque, che ci si riduca lo stipendio e si voglia usufruire dei mezzi pubblici come un comune cittadino, a condizione, però, che tali gesta non vengano eccessivamente ostentate a fini elettorali, che ci si ricordi di giudicare le azioni di un politico o di un partito principalmente in base ad altri criteri, e che si consideri, soprattutto, che un “taglio” anche consistente delle indennità dei parlamentari porterebbe comunque ad un risparmio tutto sommato modesto per le casse dello Stato.