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Tragedia di Genova, la messa in sicurezza del territorio è una priorità

Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, in cui hanno perso la vita 43 persone, appare sempre più necessaria un'opera sistematica di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, e occorre ripensare il nostro modello di sviluppo, affinché sia rispettoso dell'ambiente.

Tragedia di Genova, la messa in sicurezza del territorio è una priorità 25 Agosto 2018Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Per molti giorni il dibattito pubblico è stato purtroppo dominato dalla tragedia di Genova, dal crollo del ponte Morandi, avvenuto la mattina del 14 agosto, in cui hanno perso la vita 43 persone che si trovavano a percorrere in quel momento l’autostrada A10, oltre a causare nove feriti e circa 600 sfollati, che hanno dovuto lasciare le loro case, in zona Sampierdarena, perché si trovavano proprio sotto il viadotto. Si è dunque cercato di individuare dei responsabili, di capire se tale tragedia si sarebbe potuta evitare con un maggiore controllo e un’adeguata manutenzione del ponte, e si è, per il momento, addossata tale responsabilità alla società Autostrade, che gestisce, in concessione, le principali autostrade italiane, tra cui quel tratto della A10. Il governo sembra quindi intenzionato a revocare la concessione a tale società, che nel frattempo ha stanziato 500 milioni per gli aiuti alle vittime e a Genova, ma il vicepremier Luigi Di Maio ha subito chiarito: “Lo Stato non accetta elemosine da Autostrade”.

L’esecutivo, però, è stato forse piuttosto frettoloso nel prospettare tale mossa, dato che, in seguito a tale annuncio, Atlantia, la società per azioni proprietaria di Autostrade per l’Italia, ha perso in Borsa oltre il 20% , bruciando più di quattro miliardi di euro, con conseguenze, quindi, anche per i piccoli azionisti, e soprattutto visto che, se le responsabilità della società Autostrade non saranno accertate anche in sede giudiziaria, la revoca della concessione potrebbe costare allo Stato una penale di circa venti miliardi. La tragedia di Genova sembra inoltre essere diventata, purtroppo, motivo di scontro politico, con il governo, e in particolare il Movimento 5 Stelle, che è andato all’attacco del Pd e di Forza Italia. Il vicepremier Luigi Di Maio ha infatti affermato: “Una norma nella notte nel 2015 ( all’epoca del governo Renzi) fu inserita nello sblocca-Italia per prorogare la concessione ad Autostrade in barba alla concorrenza e senza fare le gare. Si è fatta perché legalmente si finanziavano le campagne elettorali. Ma a me la campagna elettorale non l’ha pagata Benetton. Quindi abbiamo la libertà di revocare le concessioni”.

L’ex premier Matteo Renzi ha chiaramente smentito le accuse rivolte al suo governo e al Pd, così come la responsabile comunicazione del partito Marianna Madia, che, in un lungo post su Facebook, ha tra l’altro affermato: Il Pd non ha mai preso soldi da Autostrade per le campagne elettorali. Chiediamo ufficialmente a Di Maio se può dire e documentare la stessa cosa sugli alleati di governo”. La società Autostrade, infatti, negli anni scorsi ha elargito finanziamenti, in maniera “bipartisan”, a moltissimi partiti, da Alleanza Nazionale a Forza Italia, dalla Margherita ai DS, e anche alla Lega Nord. Pure i funerali di Stato delle vittime, svoltisi sabato 18, non sono stati immuni, purtroppo, da speculazioni politiche, visti gli applausi indirizzati al premier Conte e ai vicepremier Salvini e Di Maio, e i fischi che, invece, hanno accolto il segretario del Pd Martina e l’ex ministro della Difesa Pinotti, e dato che una signora si sarebbe persino scattata un “selfie” con Salvini.

Al netto delle polemiche politiche, però, e lasciando ai magistrati il compito di accertare le eventuali responsabilità penali, dopo la tragedia di Genova si è dibattuto forse non a sufficienza di quello che dovrebbe essere, invece, la questione principale che emerge da tale disastroso avvenimento, e di cui si tende a parlare tutte le volte, e sono, purtroppo, numerose, che in Italia avvengono calamità naturali di qualsiasi tipo, come terremoti o alluvioni. Si tratta della fragilità del nostro territorio, che lo rende particolarmente soggetto a tali eventi, essendo ad alto rischio sismico e idrogeologico, e che richiederebbe, pertanto, una particolare cura, e un’opera sistematica di messa in sicurezza dello stesso, volta proprio a ridurre i possibili rischi in caso di terremoto o di forte maltempo e a rendere sicuri ponti e infrastrutture.

Purtroppo, solo negli ultimi tempi, dopo tante catastrofi naturali, si sta iniziando a capire tale necessità, ma, finora, si è fatto poco in tal senso, e poco si è investito, quando, invece, dovrebbe forse rientrare tra le priorità di una classe dirigente seria, che dovrebbe stanziare ingenti investimenti in tal senso, che, comunque, potrebbero avere effetti positivi sull’economia, generando molti posti di lavoro. Occorrerebbe inoltre riflettere sul modello di sviluppo economico che vogliamo seguire, visto che quello finora adottato sembra essere poco rispettoso della natura e dell’ambiente e volto quasi a “sfidare” questi ultimi, che, poi, sembrano “ribellarsi” dando luogo, appunto, a fenomeni catastrofici. Lo stesso ponte crollato a Genova può essere considerato un simbolo del “boom” economico che ha interessato il nostro Paese tra gli anni Cinquanta e Sessanta (il ponte è stato costruito tra il 1963 e il 1967) e che ha portato un grande sviluppo, finendo pero’, spesso, anche con il danneggiare o deturpare l’ambiente, basti pensare che tale viadotto, di fatto, in molti punti passa proprio sopra le case, su cui sembra addirittura poggiare, dato che, quando fu realizzato, furono intagliati i tetti di alcuni edifici per farvi passare i piloni.

La stessa città di Genova, tra il 1970 e il 2014, è stata colpita da ben sei alluvioni, che hanno causato in tutto 57 morti, e che, come concause, hanno avuto probabilmente anche la forte urbanizzazione e la cementificazione selvaggia di un territorio dalla particolare conformazione idrogeologica. Del resto, anche nel nostro piccolo, nel nostro quartiere, abbiamo visto, con il crollo di via Andronico, quanto possa essere dannosa la speculazione edilizia senza criterio. E’ dunque necessario correggere la rotta, non cercare più uno sviluppo basato unicamente su logiche di profitto, ma che invece sia sostenibile, quindi compatibile con la tutela dell’ambiente, e, al tempo stesso, cercare di preservare ciò che già si è realizzato con un’opera massicura di messa in sicurezza del territorio, per ridurre il rischio di nuove calamità naturali.

 

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

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