Si è svolta sabato scorso a Macerata una grande manifestazione contro fascismo e razzismo, dopo quanto avvenuto una settimana prima nella stessa città, quando un giovane di 28 anni, Luca Traini, di Tolentino, ha sparato dalla sua auto ferendo sei persone, tutti africani, per poi essere bloccato dai carabinieri davanti al Monumento ai Caduti, dove, prima dell’arresto, si è messo sulle spalle una bandiera italiana e ha fatto il saluto romano. Traini, incensurato, è infatti un estremista di destra, vicino a Forza Nuova e Casa Pound, è stato candidato al consiglio comunale di Corridonia con la Lega Nord nel 2017 e ha sulla tempia un tatuaggio con il simbolo di Terza Posizione, movimento neofascista fondato negli anni Settanta dall’attuale leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Le sue gesta sarebbero derivanti da un desiderio di “fare giustizia” per la morte di Pamela Mastropietro, uccisa lo scorso 30 gennaio a casa del nigeriano Innocent Oseghale e il cui cadavere è stato poi sezionato e nascosto in due trolley. La manifestazione, che si proponeva quindi di “ribadire i valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo” dopo la sparatoria a sfondo razziale avvenuta una settimana prima, ha però suscitato non poche polemiche politiche.
Il sindaco di Macerata Romano Carancini, del Pd, aveva infatti inizialmente chiesto che venissero fermate tutte le manifestazioni, e anche il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva intenzione di vietare il corteo, ma, alla fine, la Prefettura lo ha autorizzato. Il Pd, però, non vi ha partecipato, anche per non contraddire l’appello del sindaco, a differenza di Liberi e Uguali, i cui esponenti Pippo Civati, Nicola Fratoianni e Roberto Speranza avevano scritto una lettera al premier Gentiloni e a Minniti in cui definivano “sbagliata e pericolosa” la decisione di vietare la manifestazione. Il Pd, del resto, aveva preferito tenere toni bassi, con il suo segretario Matteo Renzi che, poche ore dopo l’attentato, aveva rivolto su Facebook un appello “a tutti, ma proprio a tutti, alla calma e alla responsabilità“, definendo Traini “una persona squallida e folle” e invitando a non strumentalizzare, senza, quindi, fare minimamente cenno alla matrice fascista e razzista della sparatoria. Ben più gravi le parole di Minniti, che, parlando con gli elettori del collegio di Pesaro, ha dichiarato: “Traini, l’attentatore di Macerata, l’avevo visto all’orizzonte dieci mesi fa, quando poi abbiamo cambiato la politica dell’immigrazione”.
Il ministro dell’Interno ha persino rivendicato espressamente, definendo “patrimonio dell’Italia“, l‘accordo con la Libia per bloccare i flussi migratori, che era stato definito “disumano” dall’Alto commissario Onu per i diritti umani, a causa delle torture inflitte ai migranti nei lager libici. Minniti sembra quindi confermarsi, di fatto, sempre più un uomo di destra, ma del resto, anche il suo partito, il Pd, sebbene venga considerato ancora di centrosinistra, sembra stia scivolando sempre di più in quella direzione. Un discorso a parte meritano poi i partiti della destra vera e propria. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini è arrivato addirittura a scrivere su Facebook: “Da italiano mi vergogno della sfilata di Macerata”. Forse bisognerebbe ricordagli che Traini è stato candidato con il suo partito, e se Roberto Saviano lo accusa di essere il “mandante morale dei fatti di Macerata” non ha granché torto, perché il leader leghista da sempre soffia sul fuoco della paura dello straniero, magari legata a qualche vicenda di cronaca nera che vede protagonisti degli immigrati, per farsi propaganda elettorale.
La formazione neofascista Forza Nuova, invece, si è addirittura schierata con Traini, proponendosi di pagargli le spese legali: di un partito del genere, che si richiama all’ideologia fascista e che spesso e volentieri si è reso protagonista di episodi di violenza, andrebbe forse valutato lo scioglimento, così come per un altro simile movimento neofascista, Casa Pound. Avevo già scritto altre volte che, in Italia, stavano pericolosamente riemergendo rigurgiti xenofobi e fascisti: ora più che mai, dopo quanto accaduto a Macerata, è necessario che la società civile e le principali forze politiche si impegnino a contrastare tali derive, senza i tentennamenti che si sono visti in occasione della manifestazione di sabato scorso, sia fornendo risposte alla marginalità e all’incertezza che in molti ancora vivono e da cui, a volte, esse possono derivare, sia, soprattutto, ribattendo ad alta voce ai tanti predicatori d’odio, che sfruttano tali situazioni per indicare, magari, alle vittime della crisi l’immigrato come nemico.