Approfondimenti

I partiti depongano l’ascia di guerra: il Paese ha bisogno di un governo

A due mesi dal voto, ancora non si è raggiunto un accordo tra le forze politiche per la formazione di un esecutivo, perché ognuna di queste sembra anteporre gli interessi di parte a quelli dell'Italia, mentre è urgente che ciò avvenga per affrontare i principali problemi del Paese.

I partiti depongano l’ascia di guerra: il Paese ha bisogno di un governo 3 Maggio 2018Lascia un commento

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Sono trascorsi quasi due mesi dalle elezioni del 4 marzo, ma ancora non si è giunti alla formazione di un governo, che, già all’indomani del voto, pareva un intricato rebus da risolvere, visto che nessuna delle tre principali forze in campo era riuscita ad aggiudicarsi la maggioranza dei parlamentari, e si rendeva quindi necessaria un’alleanza tra due di queste. Non sono, però, bastati a tale scopo i due giri di consultazioni effettuati dal presidente della Repubblica con tutti i partiti, né i “mandati esplorativi” affidati da quest’ultimo prima alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, per sondare la possibilità di un accordo tra Movimento 5 Stelle e centrodestra, poi al presidente della Camera Roberto Fico, per verificare i presupposti di un’intesa tra Movimento 5 Stelle e Pd: nel primo caso, infatti, i pentastellati avevano posto il veto ad un’alleanza con Berlusconi e l’intero centrodestra, mostrandosi disponibili solo ad un accordo con la Lega di Salvini; nel secondo, se il segretario reggente del Pd Maurizio Martina si era mostrato possibilista su un’intesa con il Movimento 5 Stelle, l’ex premier Matteo Renzi ha chiuso a tale ipotesi, pur dicendosi disponibile ad incontrare il leader del M5S Luigi Di Maio per discutere sulle riforme.

Ora, dunque, toccherà al capo dello Stato il difficile compito di sbrogliare l’intricata matassa, e, secondo alcune indiscrezioni riportate dall'”Huffington Post”, egli potrebbe tentare di formare un governo istituzionale che arrivi perlomeno a fine anno per l’approvazione della legge di bilancio, e, anche qualora non dovesse riuscire in questo, farebbe tenere comunque le elezioni dopo l’estate. Nel suo discorso al Quirinale per la festa del Primo maggio, Mattarella, pur non citando direttamente l’attuale situazione politica, vi ha comunque fatto in qualche modo riferimento, dicendo: “Dove c’è il senso di un destino da condividere, dove si riesce ancora a distinguere il bene comune dai molteplici interessi di parte, il Paese può andare incontro, con fiducia, al proprio domani”. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, però, si è subito detto contrario alla possibilità di un governo istituzionale, e ha insistito sul voler invece “cercare in Parlamento quella forza per fare le cose che ci chiedono gli italiani”, ma “partendo dal centrodestra”. 

Il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, però, lo ha subito stoppato, scrivendo su Twitter: “Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto”. Continuano, insomma, gli scontri fra i vari partiti, quasi fossimo ancora in campagna elettorale, e nessuno dei principali leader sembra aver compreso che la politica non dovrebbe essere intesa come una partita di calcio, in cui si fa esclusivamente il “tifo” per la propria squadra sperando anche nell’insuccesso dell’avversario, ma bisognerebbe ricercare, come ha ricordato il capo dello Stato, il bene comune, quello della collettività, adoperandosi quindi per risolvere i tanti problemi che affliggono il Paese, a meno che non vi siano divergenze ideologiche proprio insuperabili. Oltre agli scontri fra i vari partiti, è scontro anche all’interno di uno di essi, il Pd, in merito alla possibile alleanza con il M5S, sulla quale, oggi pomeriggio, si confronterà la direzione del partito, che rischia di spaccasi fra renziani, nettamente contrari e che hanno presentato un documento in tal senso, e minoranza, che potrebbe invece chiedere un voto di fiducia sul segretario reggente Martina, più aperto a tale eventualità.

I democratici dovrebbero invece riflettere sul fatto che molti dei loro elettori sono passati proprio al Movimento 5 Stelle, che è riuscito a raccogliere il consenso anche di quei ceti popolari che il Pd, essendo considerato di centrosinistra, dovrebbe cercare di rappresentare e, invece, negli ultimi anni lo ha fatto sempre meno, anche con provvedimenti legislativi discutibili come il “Jobs Act”. Il Pd dovrebbe quindi riflettere sulla propria identità, decidere se vuole continuare a rappresentare tali ceti ed impegnarsi, in tal caso, a favore di questi e per il Paese, quindi cercando di formare un governo con chi potrebbe condividere tali obiettivi, ossia, nella fattispecie, con il M5S, che può comunque essere considerato più “progressista” di Lega e Forza Italia, pur divergendo dai dem per altri aspetti. Chiudendo ad un’accordo con i pentastellati, inoltre, il Pd rischia di spingere questi ultimi nelle braccia della Lega, di saldare un’alleanza tra questi due movimenti populisti e, soprattutto, di far andare al governo un partito molto di destra e con aspetti anche xenofobi come quello di Salvini. Anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha definito “l’aventinismo” di Renzi “una testardaggine vagamente eversiva, perché “sottrae la terza forza politica al gioco democratico”.

A questo punto tutte le forze politiche dovrebbero comunque impegnasi per la formazione di un governo, che appare urgente, un esecutivo di qualunque colore politico, che lavori in primo luogo per il rilancio dell’economia, la creazione di posti di lavoro e la riduzione delle disuguaglianze, e tornare al voto subito appare senza senso, anche perché si rischia di ottenere lo stesso esito del 4 marzo. Anche la Commissione Europea, oggi, ha avvertito l’Italia sui possibili effetti negativi dell’incertezza politica sul mercato e sulla ripresa economica. Un governo istituzionale, come quello su cui, a quanto sembra, potrebbe puntare il presidente della Repubblica, potrebbe, da una parte, sbloccare questa situazione di stallo, tuttavia potrebbe anche risultare impopolare, in quanto non direttamente rappresentativo di nessuna delle tre principali forze politiche, e rischierebbe così. di fatto, di alimentare l’antipolitica, dovendo magari assumere provvedimenti di un certo spessore pur non essendo supportato da un particolare consenso.

Sono nato nel 1982 a Roma, e sono sempre vissuto, e vivo tuttora, nel quartiere Balduina, a cui sono molto affezionato e che considero uno dei migliori della città, ma di cui, al tempo stesso, conosco pure i difetti e gli aspetti che andrebbero migliorati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *