Mi ero già occupato a novembre, in un precedente articolo, della ferrovia Valle Aurelia-Vigna Clara, funzionante per soli otto giorni durante i Mondiali del 1990 e che lambisce, in parte, la Balduina, ma, allora, avevo scritto che sembravano esserci speranze di vederla nuovamente attiva, in quanto, lo scorso 31 ottobre, il collegio degli esperti nominato dal TAR, a cui erano ricorsi alcuni residenti e una casa di cura della zona di Collina Fleming, aveva considerato chiariti dal Ministero dell’Ambiente, da RFI e da Italferr i dubbi su un’eventuale Valutazione di Impatto Ambientale, e aveva dato un parere sostanzialmente positivo sulla linea. Ci si aspettava, quindi, una pronuncia dei giudici amministrativi favorevole al ripristino della ferrovia nell’udienza di merito che si è poi svolta il 6 dicembre, ma, invece, i fatti sono andati diversamente.
Lo scorso 28 marzo, infatti, sono state pubblicate le due analoghe sentenze emesse dal TAR del Lazio dopo l’udienza del 6 dicembre, in cui si legge che esso ha accolto “i motivi aggiunti della causa“ e ha quindi condannato “RFI spa, Italferr s.p.a, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Regione Lazio e il Comune di Roma… a non disporre la riattivazione della linea ferroviaria…“. I giudici amministrativi, infatti, hanno sottolineato in primo luogo “l’apparente assenza di qualsivoglia atto autorizzativo per la realizzazione dell’opera“, che pertanto “sarebbe stata realizzata (e si appresterebbe, adesso, ad essere riattivata) sostanzialmente sine titulo”, e da cui ne deriverebbe “la conseguente illegittimità della riattivazione della linea“.
Il TAR ha rimarcato come, in particolare, per i lavori effettuati tra il 2015 e il 2016 “non è rinvenibile alcun atto recante un qualche titolo autorizzativo, né ambientale né urbanistico-edilizio: con ciò, quindi, apparentemente rafforzandosi la tesi di parte ricorrente secondo la quale si tratterebbe di opere realizzate totalmente sine titulo“. I magistrati hanno evidenziato anche “la sussistenza di rischi per gli abitati limitrofi, e quindi di possibili danni, per quanto attiene agli effetti vibrazionali e alla tenuta statica degli edifici, derivanti dal passaggio dei treni”, che è poi, in parte, quanto temuto dai ricorrenti, che sostenevano l’inadeguatezza degli accorgimenti volti a ridurre le vibrazioni provocate dal transito dei treni, l’insufficienza dei calcoli di staticità per le strutture della galleria e le possibili interferenze della struttura ferroviaria con le fondamenta degli edifici limitrofi.
Per il TAR, quindi, le amministrazioni competenti, se intendono far tornare in funzione la linea, dovrebbero “attivare daccapo e secondo le leggi oggi vigenti, tutti i necessari procedimenti di verifica di impatto ambientale“, mentre RFI dovrebbe effettuare una “nuova e più approfondita campagna sperimentale” sulle condizioni di esercizio. Per compiere una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ci vuole almeno un anno, e per la campagna sperimentale potrebbe essere necessario anche più tempo. E’ assai probabile che, intanto, RFI ricorra al Consiglio di Stato, ma, anche lì, i tempi si prospettano lunghi.